Imparando Arte

L'Arte Romana (Pompei)

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Primo stile ad incrostazione è vicino al rivestimento in lastre di marmo pregiato: le lastre venivano simulate, modellando dello stucco, che poi veniva colorato;questa tecnica era maggiormente adoperata nelle case modeste , laddove non si poteva utilizzare il marmo.


     


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Secondo stile, detto dell’architettura in prospettiva: simula nelle pareti colonne, parapetti, architravi…

Massimo esempio è l’Oplontis.



    

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Terzo stile è detto della parete reale: le pareti vengono dipinte a tinta unita e accolgono una piccola veduta.

Massimo esempio è la villa di Livia.


    

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Quarto stile, detto fantastico si serve delle prospettive in modo originale e fantasioso; i dipinti sono elaboratissimi e la decorazione è sovrabbondante.

Massimo esempio: Casa dei Vettii.



IL GRAND TOUR

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Il Grand Tour era un lungo viaggio nell’Europa continentale effettuato dai ricchi giovani dell’aristocrazia europea a partire dal XVII secolo e destinato a perfezionare la loro educazione con partenza e arrivo in una medesima città. Questo viaggio poteva durare da pochi mesi fino a svariati anni.

Durante il Tour, i giovani imparavano a conoscere la politica, la cultura, l'arte e le antichità dei paesi europei. Passavano il loro tempo facendo giri turistici, studiando e facendo acquisti.

L'Italia con la sua eredità della Roma antica, con i suoi monumenti, divenne uno dei posti più popolari da visitare. Oltre alla conoscenza del mondo antico gli inglesi vennero così a contatto con le opere di Palladio e con il Neoclassicismo.

Durante il viaggio i giovani potevano acquistare, secondo le loro possibilità e i mezzi, numerose opere d'arte e d'antiquariato e visitare le rovine di Roma, ma anche di Pompei ed Ercolano che erano state riscoperte recentemente. Allo stesso tempo, anche gli studenti di arte da tutte le parti di Europa venivano in Italia a imparare dagli antichi modelli.

Lo scopo principale del Grand Tour era quello di liberarsi del  comportamento grossolano dei giovani che compivano il viaggio, e instaurare un’ educazione raffinata e idonea per entrare a far parte dell’aristocrazia inglese.

Tuttavia , la maggior parte dei viaggiatori erano dotti e studiosi i quali cercavano di ampliare la propria conoscenza e scoprire nuovi siti archeologici, come accadde per Pompei ed Ercolano.

Le tappe principali del viaggio erano:

-          Francia
-          Olanda
-          Germania
-          Italia
-          Roma                                                                                                                                                      
-          Venezia
-          Firenze
-          Bologna
-          Pisa                                       
-          Napoli
-          I campi Flegrei
-          Paestum
-          Sicilia
-          In sgeuito, Ercolano e Pompei.

Nel 1969 viene fondata in Germania l’Associazione Escursionisti Europei e nel 1972 il suo presidente, Georg Fahrbach, presenta i primi due Sentieri Europei (E1 Flensburg Mare del Nord – Lago di Costanza - Genova Mare Mediterraneo e E5 Lago di Costanza – Venezia Mare Adriatico).
In questi ultimi decenni nel Nord Europa sono stati realizzati grandi percorsi ciclo turistici, tra i più famosi ricordiamo le ciclabili del Danubio, del Reno, dell’Inn. Le Reti Ciclabili della Germania, dell’Austria, dell’Olanda, della Danimarca sono divenute meta di milioni di cicloturisti da tutto il mondo, che hanno contribuito a valorizzazione il patrimonio storico-artistico-ambientale, non solo quello dei grandi centri, ma anche di quelli minori, e creato una economia turistica diffusa. 
La fotografia naturalistica e il Birdwatching sono una nuova forma di turismo naturalistico che si sta diffondendo anche in Europa. 
I luoghi della storia, del sentimento religioso, della archeologia industriale permettono di individuare un gran numero di itinerari che portano a valorizzare l’intero territorio delle Regioni Alpine inteso come macroregione che va salvaguardata.


Questi sono dagherrotipi relativi ad alcuni Grand Tour, per esempio il primo rappresenta la città d' Aosta.

ERCOLANO

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Ercolano è una  antica città Romana, situata vicino alla città di Pompei. Come Pompei e Stabia, fu sepolta sotto quasi 18 Mt. di fango rovente dall’ eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. Ma il fango che seppellì Ercolano,allo steso tempo la preservò dandoci una testimonianza della vita dei tempi antichi. Millecinquecento anni più tardi,degli archeologi vagarono attraverso gli strati induriti di fango e trovarono interessanti manoscritti, lavori artigianali, e attrezzi di vita quotidiana.



Ercolano era una piccola e piacevole città con un  porto non molto esteso. Situata ai piedi del Monte Vesuvio, distava 6 miglia (10 chilometri) da Napoli. La città aveva robuste fortificazioni ed era la patria di molti tesori artistici. Ercolano fu scossa da un terremoto nel 63 d.C., ma i danni furono fortunatamente riparati. Sedici anni dopo il terremoto, vi fu l'eruzione vulcanica che seppellì Ercolano, Pompei, e Stabia,procurando migliaia di vittime. Pompei e Stabia furono coperte da cenere e lapilli e per questo non si preservarono così bene come Ercolano che fu invece seppellita sotto uno strato di fango che  in alcuni punti raggiungeva la profondità di 100 piedi (30 metri).Un villaggio si sviluppò più tardi sui resti dell’antica città di Ercolano. Nei primi anni del Settecento, un coltivatore affondò un'asta nel terreno per cercare l’acqua per un pozzo , e non troppo lontano trovò statue marmoree sotto la superficie. Poco dopo, qualcuno affondò un altra asta, e scoprì un teatro. Il governo di Napoli decise di iniziare gli scavi nel 1738. I depositi erano molto più profondi a Ercolano che a Pompei,così procedere agli scavi era molto più difficile. I lavori furono fermati nei primi anni del 1800 ma ripresero nel 1926 sotto il patrocinio del governo italiano.



Il luogo è crivellato da tunnel che scavarono i ladri e si crede che essi abbiano portato via molti lavori di apprezzabile valore. Ma gli archeologi, scavando sotto la coltre di fango, hanno ritrovato marmi meravigliosi e statue di bronzo, dipinti, e recentemente rotoli di papiro. La maggior parte di questi lavori è conservata tutt’oggi al Museo Nazionale di Napoli.

POMPEI

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Pompei ha origini antiche quanto quelle di Roma: infatti la «gens pompeia» proveniente dagli Oschi, uno dei primi popoli italici, nell’VIII secolo a.C., fondò e diede il nome al primo aggregato urbano. Luogo di passaggio obbligato tra il nord ed il sud, tra il mare e le interne ricche vallate, ben presto Pompei diventa importante nodo viario e portuale e, pertanto, ambita preda per i potenti stati confinanti. Primo a sottomettere Pompei è lo Stato greco di Cuma. A questo, solo per il periodo tra il 525 e il 474 a.C., viene sottratta dagli Etruschi in piena espansione. Sul finire del quinto secolo è conquistata dai Sanniti che dalla zona appenninica di Isernia dilagano prepotentemente verso il mare Tirreno. Nel 310 a.C. anche i Sanniti vengono sconfitti dai romani e, Pompei, è consociata al nuovo Stato. Ribellatasi con la Lega Italica nell’89 a.C., viene espugnata da Silla, e pur salvandosi dalla distruzione, perde ogni residua autonomia divenendo «Colonia Veneria Cornelia P.» in onore del conquistatore. In questi seicento anni ogni popolo invasore trapianta i propri costumi e la propria arte a Pompei, soprattutto i Sanniti di cui restano, dopo quattro secoli di progressiva romanizzazione, impronte rilevanti nelle costruzioni e nell’arte.

LA PRIMA TRAGEDIA E LA FINE

Nonostante tante travolgenti vicissitudini politiche, Pompei continuò incessantemente il suo sviluppo da modesto centro agricolo a importante nodo industriale e commerciale. La prima vera grande sciagura sopravviene con il terribile terremoto del 62 d.C., che riduce la città a un cumulo di macerie. Solo l’indomita tenacia e la capacità dei cittadini superstiti riescono ben presto a riattivare le attività industriali, commerciali ed a ricostruire la città semidistrutta. Già stanno provvedendo ad ultimare e ad ampliare i templi quando improvvisa sopraggiunge la seconda e irreparabile sciagura: il Vesuvio, da secoli considerato un vulcano spento e quindi ricco di vigneti e di ville rustiche e di residenze sontuose, il 24 agosto (per i naturalisti il 24 novembre) del 79 d.C., poco dopo mezzogiorno, si ridesta improvviso ed esplode con una potenza inesorabilmente distruttrice. Plinio il Giovane, da Miseno, è testimone dello spaventoso spettacolo «il cui aspetto e forma nessun albero può rappresentare meglio di un pino»; ne dà una descrizione impressionante scrivendo anche le vicissitudini e la fine tragica dello zio (Plinio il Vecchio) che, trascinato dalla passione scientifica, accorre con una nave ad osservare da vicino lo spaventoso fenomeno e muore per soccorrere e rincuorare l’amico Pomponiano. Rapidamente sulle fiamme che salgono altissime si distende una immensa e nera nuvola che oscura il sole. Un diluvio di lapilli e scorie incandescenti si riversa su Pompei. Crollano mura e tetti e poi un’ondata di cenere mista ad acqua, cancella ogni forma di vita. Nel buio continuo la scena apocalittica è esaltata dai fulmini, terremoti e maremoti; i pochi superstiti che cercano scampo verso Stabia e Nocera vengono raggiunti e uccisi dai gas velenosi che si propagano ovunque. Questo inferno dura tre giorni e poi tutto è silenzio. Una coltre di morte, con cinque o sei metri di spessore, si stende da Ercolano a Stabia.


IL RISVEGLIO DOPO DICIANNOVE SECOLI

Il Vesuvio rimarrà desto per secoli e secoli sino ai giorni nostri; le altre città saranno ricostruite più o meno nello stesso posto, ma Pompei non risorge più quasi per duemila anni. La gente teme il terribile sortilegio incombente sul luogo. Sciacalli e cercatori di tesori trafugano per quanto possibile i resti ancora affioranti, poi Pompei viene dimenticata e se ne perde ogni traccia. Mille-seicento anni passano prima che se ne incontrino le prima vestigia e altri centocinquanta anni perché si abbia la sensazione della scoperta della città. Iniziano così gli scavi sotto i Borboni, ma solo per depredare la città delle opere più interessanti, opere che ben presto formano il grande Museo Nazionale di Napoli. Ai primi dell’Ottocento, scavi ancora affrettati mettono in luce il Foro riducendolo a poco più di un cumulo di rovine. L’eccezionale stato di conservazione viene in parte recuperato con Giuseppe Fiorelli nel 1860. Questi dà inizio a scavi sistematici e accorti ed è il primo a rilevare le impronte colando il gesso nello spazio lasciato dalle sostanze organiche dissoltesi nel lapillo compatto; con questo sistema riprendono forma i corpi degli uomini e degli animali, di piante, di oggetti polverizzatisi millenovecento anni fa. Nei decenni che seguono, l’opera di restauro e di ripristino raggiunge livelli eccezionali e sin dal 1909, con Vittorio Spinazzola, gli edifici sono ripristinati dal tetto alle fondamenta ed ogni cosa, salvatasi per tanti secoli sotto il lapillo, ritorna alla luce. Questo tipo di scavo sempre più perfetto prosegue nella città ancora non scoperta (circa il 25%) e così Pompei, in questi ultimi anni, sembra risorgere miracolosamente, quasi si ridestasse dopo un sonno di diciannove secoli, dove ai vecchi abitanti operosi e appassionati ci siamo sostituiti noi frettolosi visitatori


L' USO DELLO SPAZIO

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Inoltre, è evidente che predominasse la disposizione a scacchiera, dove risaltavano le due vie principali:Cardo e Tecumano, che dividevano la città in due tronconi principali, a sua volta intersecata da una miriade di strade. Tuttavia, si riscontra una chiara lottizzazione in eque parti, orientata a seconda del sole e del vento: dunque ci potremmo chiedere quale sia il motivo di tale disposizione ? "L'urbanistica " del tempo prevedeva una funzionalizzazione dello spazio, attraverso il quale i ceti venivano sistemati i quartieri.

L'editto Pacca

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L'editto del cardinale Pacca è il primo ed organico provvedimento legislativo di protezione storica artistica che assume importanza anche al di fuori dello Stato Pontificio. Nel XVIII secolo, infatti, per la prima volta vengono affrontati i grandi temi della catalogazione e del restauro, sono ampliati gli organici per l'azione di salvaguardia ed è istituita la carica di ispettore generale. In questo campo è lo Stato Pontificio a vantare la più antica tradizione. E', quindi, a Roma che si hanno le prime e più significative forme d'intervento sovrano per impedire la distruzione e la dispersione delle ricchezze dell'arte e dei resti archeologici.